(A cura del Dott. Vitale Travaglini)
Offida, ridente cittadina in provincia di A.P., ha il privilegio di poter aggiungere, ai valori artistici ed ai pregevoli lavori artigianali (leggi merletto), feste carnevalesche che ripropongono uniche, singolari ed affascinanti manifestazioni, retaggio dei tempi passati. Non si vuole tracciare, quì,la storia del carnevale offidano, ma esporre, solo per sommi capi, epoche ed aspetti di alcune forme di baldoria e di spensieratezza, che costituivano il divertimento dei nostri avi e che ,ancora oggi, nonostante le offerte del mondo moderno, sono validi motivi di svago ed allegria. Il carnevale che si celebra in Offida è giustamente, definito storico, perché ha una dimensione di longevità plurisecolare, risalente all\'epoca rinascimentale. Vi si trova un cenno negli Statuti del comune di Offida, redatti nel 1524. I giorni in cui era vietato amministrare la giustizia (iuria civilia) comprendevano, anche,il giovedì grasso ed il mercoledì delle ceneri. Molto verosimilmente il giovedì grasso coincideva con l\'inizio del carnevale, come avveniva, in genere, a quei tempi, ed era dedicato al gran mangiare e bere. Veniva detto grasso, perché era seguito dal venerdì di magro. Si deve rilevare che una prerogativa del carnevale di Offida è stata quella di proporre, nel corso dei secoli, sempre aspetti nuovi, che hanno arrecato lustro e fascino, ma,che, anche, per la loro peculiarità, hanno mostrato costumi, carattere e spirito d\'iniziativa, proprie della gente del luogo. Inoltre il desiderio del divertimento e la passione per i festeggiamenti, uniti ad un certo orgoglio e coscienza civica, sono stati, e lo sono tuttora, una costante della comunità, per cui le feste carnevalesche, in Offida, hanno mantenuto la loro tradizione ed organizzazione, trovando linfa vitale nei valori di cultura e di costume della sua terra. Il carnevale, man mano, è diventato ricco di contenuti e permeato di sentimenti volti alla ricerca di forme ricreative nuove, ma serene e confortevoli. Tra la fine del 1700 e l\'inizio del 1800 si sono affermate due manifestazioni, che, tuttora, caratterizzano il carnevale offidano: la caccia al BOVE FINTO ed i VELURD.
IL BOVE FINTO consiste in una sagoma di bue, costituita da un telaio in legno, ricoperta da un panno bianco su cui è inserita la testa di un bue in cartapesta, sostenuta, nella metà inferiore, da una persona, che la fa correre per le vie di Offida, seguita dal clamore di una moltitudine di gente, in maggioranza giovani e giovanissimi, prima di essere abbattuta, al calare delle tenebre, nella piazza del Popolo di Offida, davanti all\'ingresso del teatro, ove, in antico, sembra che vi fosse una macelleria. La caccia al bove, che si svolge nel pomeriggio del venerdì di carnevale, è documentata fin dal 1819, in un provvedimento, in cui le autorità dell\'epoca, stabilivano le norme per la mattazione e la distribuzione, gratuita, alla cittadinanza, perché dono del Comune, della carne di un bue, che prima di essere macellato, veniva, trionfalmente, portato in giro per le vie cittadine. Poi, quando questo privilegio fu abolito, forse per motivi di bilancio, la insoddisfazione della popolazione sfociò nella caccia burlesca al bove finto. Già nel 1890 questa manifestazione non era più praticata (c\'era una volta la caccia al toro, scriveva, all\'epoca, un cronista locale), ma rimaneva nella memoria della popolazione.
La tradizione del bove finto fu ripresa, dopo l\'avvento del Partito Fascista al potere (28 ottobre 1922), dall\'Opera Nazionale Dopolavoro,che, fra le varie iniziative, si proponeva quella di ridare vita a tipiche forme carnevalesche locali. Il trionfo definitivo di tale manifestazione si è avuta, a partire degli anni 50, per due ordini di motivi: i giovani vi hanno individuato un tipico modo collettivo di divertimento e di aggregazione; la collocazione opportuna nella giornata del venerdì, in cui non sono programmate feste in altre località, favorisce l\'afflusso di partecipanti e di spettatori, richiamati dalla curiosità ed originalità dello spettacolo. Da circa 25 anni, come ulteriore innovazione, si svolge, nella mattinata del venerdì, la caccia al BOVIT (piccolo bove) FINT, per la partecipazione ed il divertimento degli alunni delle scuole elementari e medie di Offida e paesi limitrofi, trasportati con pulmini.I VELURD sono fasci di canne, riempiti, nel loro interno, di paglia, tenuti stretti da legacci di vimini, che,accesi in piazza XX Settembre, vengono trasportati, a spalla, per le vie di Offida, al calar della sera, nell\'ultimo giorno di carnevale, fino alla piazza del Popolo, ove finiscono per formare un gran falò, intorno al quale danzano le maschere. L\'uso di fasci siffatti si ritrova,anche, per occasioni diverse, in altre località dell\'area piceno-aprutina (Atri, Fara Filiorum Petri, Agnone). Da ricordare la sfilata dei cittadini di Agnone, con i fasci di canne accesi, a Roma, nel 1999 in onore di sua santità Giovanni Paolo II°. Velurd è a una voce dialettale locale, derivante dal vocabolo arcaico begurdo o belurdo, uguale al moderno bagordo, sinonimo di baldoria, gozzoviglia, crapula. Trae origine dall\'antico francese \"behort\" o dal tedesco \"behurt\", con cui si indicava l\'arma, una specie di asta corta, con cui, nel medioevo, rano giocate le giostre cavalleresche. Tali divertimenti, al calar della sera, erano illuminati dall\'accensione dei descritti manufatti, chiamati, come, pure, la giostra, con lo stesso nome dell\'arma. Tutto, poi, si concludeva con abbuffate, sbronze e divertimenti licenziosi, che giustificano il significato dato alla parola.
In alcuni statuti comunali era vietato, perciò, di accendere i belurdi o begurdi, durate la maturazione e raccolta delle messi, per evitare pericoli d\'incendi da parte di persone in stato di ebrezza. Tale può essere stata l\'origine dei velurd in Offida, ove svolgevasi la gara dell\'anello (equis anulum currere, negli statuti comunali). Il motivo per cui i nostri avi li abbiano introdotti nel carnevale oggi ci sfugge. Forse pensavano ad un\'allegra luminaria o, più verosimilmente, a bruciare, come si dice, ancora, oggi, il carnevale, volendo, così, emendare tutte le baldorie, gli scherzi ed i peccati commessi. Era questo un modo per prepararsi ad un periodo di mortificazioni, di preghiere e di digiuni. Se li andiamo a cercare, nella storia e nella tradizione, vi troviamo in un documento del 1814, in cui erano impartite disposizioni per il loro trasporto per le vie di Offida. I velurd sono la vita del carnevale offidano e, quando la loro fiamma si spegne, il carnevale muore, per risorgere, più ricco di fascino, l\'anno successivo, allorchè la loro anima di paglia e il loro corpo di canne si ricompongono in un fantastico connubio. Il gran falò che si forma in piazza ed il ballo che si svolge intorno, devono essere considerati come un vero rito propiziatorio per tutta la comunità, perché il fuoco è un elemento non solamente distruttore, ma, anche, sacro, purificatore e benefattore.
Sul solco di tale allegria e spensieratezza sono state, poi, inserite valide e fantasiose iniziative che hanno apportato brio e colore al carnevale di Offida, quale l\'inizio dell\'epoca del serpente, riconducibile alla seconda metà del 1800.
Guglielmo Allevi studioso offidano (1834-1896) scoprì, nei dintorni di Offida, i resti di un tempio pagano: pensò che fosse dedicato al nume Ophis, che in greco significa serpente, supposta divinità tutelare del luogo e da cui, etimologicamente, si presumeva derivasse il nome Offida. Da questo periodo iniziò ad entrare, nella fantasia popolare, il concetto fallico del serpente, trasferito, come simbolo virile, nelle feste del carnevale. Così un\'importante scoperta archeologica è stata la fortunata occasione per arricchire il carnevale di un nuovo, allegro ed allusivo concetto, che, col passare degli anni, si è‚ man
mano, radicato, dando luogo a singolari, licenziose e burlesche espressioni, scaturite dalla fantasia ed, anche, dall\'abilità di artigiani locali.
Dettate da necessità e stravaganza, sorsero, alla fine della seconda guerra mondiale, nuove forme di svago, che, nel proseguo degli anni, hanno colorito, ancorpiù, il già variopinto carnevale offidano. Nel carnevale di quel lontano 1946 comparvero, come per incanto, due gruppi mascherarti: I MUSI NIRI (musi neri) e la TESTINA, che hanno caratterizzato un\'epoca, come quello più recente dei CAPPUCCI ROSSI. Dal 1949 il carnevale si è arricchito di alcune spensierate ed allegre organizzazioni dette CONGREGHE. Esse sono sorte con lo scopo di aggregare, tra loro, parenti ed amici, desiderosi di partecipare alla baldoria carnevalesca, in uno stesso gruppo, che ha un suo nome, un suo stendardo ed un suo tipo di maschera. Questo è l\'elenco in ordine di tempo:
La CONGREGA del CIORPENTE 1949, la SETTA della CIUETTA 1968, la CONGREGA della MANGUSTA 1971, la CONGREGA dei TIROLESI 1975, la CONGREGA della GABBIA 1990, la CONGREGA del GANCIO 1990. Al carnevale cinquecentesco è seguito, così, un crescendo fantastico e spontaneo che ha vitalizzato ed animato il carnevale offidano con forme di divertimento impensabili, spiritose, originali e fortuite.